La biblioteca della Fondazione contiene, in ben ordinati scaffali, distribuiti in diverse stanze della casa museo, il materiale di studio di ciascuno dei tre: i tomi archiviati sono circa 2400.
Giova qui almeno dare un’idea del patrimonio contenuto tra le scansie, mentre lo sguardo gira appena interrotto nella sua panoramica da un orologio antico, da un’antica pianola da viaggio, da una panoplia di armi di varie epoche, tra cui un archibugio, e ceramiche antiche e quadri, mentre campeggia al centro una scrivania sgombera e seriosa ad ammonire chi passa al rispetto e al silenzio.
Fra i testi catalogati, l’io trascendentale di Barlé, “Mistici e maghi del Tibet” di David-Neel, “Poesia e non poesia” di Croce, “Dialoghi” di Platone, “La monadologia” di Leibniz, “Del senso delle cose e della magia” di Campanella, “Essere e tempo” di Heidegger, “La Phenomenologie de l’esprit” Hegel, “Uomini 22 e città 3” di Prezzolini, “Paradossi” di Nordeau, “Raccolta di tutti i sovrani decreti di Sicilia”, Enciclopedia Britannica” the University of Chicago, e ancora, libri di Fogazzaro, De Amicis, Deledda e D’annunzio in copie dell’epoca, alcuni anni della raccolta di Scienze e Vita, ma anche tutte le opere di Dumas, annate dal 1949 al 54 di Psychic News, la raccolta dal 1949 al ’60 di Luce e Ombra.
E poi opere di tutti gli scrittori del ’900 dai più conosciuti ai meno emergenti, frutto della “gara” tra Lucio Piccolo e Giuseppe Tomasi di Lampedusa fra chi era in grado di scoprire per prima i nuovi talenti e le avanguardie del pensiero in Europa, insieme alle enciclopedie di arte culinaria e alle riviste di moda d’oltralpe di Agata Giovanna. E così, fra gli scaffali della Biblioteca, troviamo Pirandello, Vittorini, Sciascia, Verga ovviamente, insieme a Bufalino e Dalla Chiesa, con Byron, Wilde, Shakespeare, Dostoievskij e Beaumarchais, Moravia, Balzac, Calvino, Kafka, Tasso, Carducci e La Fontaine, Borges e Casanova, Giusti e Goethe, Pizzuto e Leopardi, Papini e Villari, Depardieu e Forster, Malpiero e Guerrazzi, Stendal, Maupassant, Flaubert e C. G. Jung, Hugo e Della Casa, Boiardo ed Aristofane, Sallustio e Julius Evola, Fenelon e La Fitte, e ovviamente i libri di Lucio e di Casimiro Piccolo … Oltre a rare e preziose cinquecentine.
E fra tante preziosità, è nascosta una chicca da amatori: l’antico libro dei soci del Circolo Bellini di Palermo, esclusivo “club” frequentato dalle più importanti famiglie dell’aristocrazia palermitana.