Cuore di Villa Piccolo, insieme alla casa-museo, è lo splendido parco in cui questa è immersa. Un giardino lussureggiante, realizzato grazie alla mano sapiente di Agata Giovanna, la primogenita dei tre fratelli Piccolo, appassionata di botanica, che trasformò i luoghi, arricchendo la villa di Piano Porti, in contrada Vina, con specie rare di piante provenienti da ogni parte del mondo. Ed è proprio per la varietà di specie naturali che vi si possono trovare che Villa Piccolo viene spesso definita come un “orto botanico in miniatura”.
Il versante sud del Parco incomincia con una fontanella barocca, circondata da cycas, strelitzie giganti, plumbago e bouganville. Qui il “giardino esoterico” apre un dedalo di vialetti interni, che richiamano percorsi materiali e interiori, nei quali il rapporto del visitatore con la natura ne risulta esaltato. Colui che vi passeggia non rimane estraneo al contesto, ma ne assorbe l’essenza e, alla fine della visita, è come se qualcosa in sé ne risulti trasformato. Una trasformazione proprio come in un processo di trasmutazione alchemica, solo che agli alambicchi e ai fuochi è sostituita l’energia della terra, dei paesaggi, delle piante e dei fiori. La magia del giardino è anche in questo: nella possibilità di scoprire l’universo mediante i colori, i profumi, le luci, le ombre e i suoni della natura.
Alla sommità del giardino, un pergolato avvolto dal glicine delimita lo spazio e introduce alla campagna, coltivata ad agrumi, ulivi e alberi da frutta. Passeggiando sotto il pergolato, la visita del parco diviene vero e proprio “viaggio iniziatico”, costellato da sedili in pietra e che culmina nel “cimitero dei cani”, ovvero là dove vita e morte s’incontrano, nella considerazione – che fu di Casimiro Piccolo – che i cani della Villa rivivessero anche da morti.
Sul lato sinistro del parco c’è la foresteria, che ospita un caffè letterario e nella quale, al piano superiore, si trova l’attuale sala conferenze. Proseguendo sul medesimo versante, specularmente opposto al pergolato di glicine, il giardino lascia il posto al bosco, nell’unico grande viale che conduce alla piazzola naturale dove ai piedi di un grande pino si trova il grande sedile, noto come “panchina di Lampedusa”: qui l’Autore del Gattopardo e Lucio Piccolo amavano recarsi nel periodo estivo per conversare di letteratura.
Il giardino primitivo si trova sul versante nord della Villa ed è costituito da un terrazzo, la cui vista domina la piana di Capo d’Orlando, un tempo polmone verde di ulivi e agrumi e si perde nel mar Tirreno fino alla linea dell’orizzonte. Un universo di blu e azzurro interrotto soltanto dalla sagoma lieve delle Isole Eolie.
Qui, Agata Giovanna sperimentò felicemente la propria competenza per gli studi botanici, coltivando alcune rare specie, in grado di tollerare il caldo dell’estate siciliana. Così, tra le aiuole delimitate da pietra viva, si osservano gli Echinocactus grusonii noti come “cuscini della suocera”, ma anche l’Aloe arborescens, l’Euforbia in gens, la Nolina recurvata, dalla forma tipica e inconfondibile, il Cereus jamacaru, oltre a ciuffi di Dasylirion e cespugli di Plumbago. Una vasca tonda al centro del terrazzo e altre più piccole nelle parti laterali ospitano ninfee, papiri e il Fior di Loto. Sempre sul giardino settentrionale c’è la Puya berteroriana mez, rara bromeliacea andina dal bellissimo fiore blu, che Giovanna piantò per la prima volta in Europa, per poi donarne diversi esemplari ad orti botanici di tutto il Vecchio Continente.